22 dicembre 2005

Il tè di Ceylon


Sri Lanka, Nuwara Eliya, Agosto 2004

Per chi viene da Kandy, precedente capitale dell’isola di Sri Lanka (Ceylon fino al 1974), la strada che si inerpica sui monti è un susseguirsi di sorprese: monti, laghi, cascate, foreste. Un occidentale potrebbe pensare, ed in effetti io lo pensavo, che per fare circa 80 chilometri in macchina possa bastare un’ora e mezza, ma le strade nell’isola risplendente non rifulgono affatto: ci vogliono 3 ore abbondanti, quasi 4. La strada è poco più di un sentiero di montagna, ma data l’importanza del commercio del tè a Ceylon, i lavori fervono per gran parte del percorso per ingrandire la carreggiata e facilitare i trasporti. Adesso, e fino a che non saranno finiti, non fanno altro che ostacolare ancor più il viaggio. Ma bisogna salire. Il migliore tè di Ceylon si coltiva all’altezza di 2000 metri circa, nella cittadina di Nuwara Eliya, la città della luce, appollaiata in cima ai monti e talmente inglese da farci pensare di essere tornati in Europa. Pure la bruma è europea, quella delle nuvole basse e fredde che già nelle prime ore del pomeriggio avvolgono tutto.
Le prime piantagioni ci appaiono a sorpresa dietro una curva qualunque della strada e ci lasciano senza fiato, ma non c’è tempo ora, perché è quasi buio. La visita è rimandata al mattino, sperando non piova…
Il giorno dopo, ci dirigiamo subito alle piantagioni e i panorami che si aprono davanti ai nostri occhi lasciano sbalorditi.
Lungo la strada notiamo un tempio Indù che emerge con i suoi colori dalle coltivazioni di tè. Questa zona è abitata da popolazioni di origine tamil, che, contrariamente al resto della popolazione dello Sri Lanka, sono di religione Indù.
Ci fermiamo e andiamo a vedere da vicino. Accanto al tempio c'è una scuola piena di bimbi. Alcuni giocano fuori sul cortile davanti al tempio. I bambini ci accolgono con gioia, sia fuori della scuola che dentro, dove i più piccoli con le maestre, battono le mani in segno di benvenuto.


Sri Lanka, Nuwara Eliya, agosto 2004


Sri Lanka, Nuwara Eliya, agosto 2004


Sri Lanka, Nuwara Eliya, agosto 2004


Sri Lanka, Nuwara Eliya, agosto 2004

Lasciamo i bimbi e proseguiamo per la fabbrica: la Labookellie, consigliata sulla nostra Lonley Planet.
Si tratta di un fabbricato in metallo, posto al centro delle piantagioni. Ogni piantagione forma una comunità, chiamata Estate. Ognuna ha un proprio villaggio per i dipendenti, una scuola e un asilo (quello in cui per caso eravamo finiti), un medico. Insomma sono autosufficienti, e non potrebbe che essere così…
Alla fabbrica ci vengono mostrate le fasi della lavorazione. La qualità più esportata in Europa è il Broken Orange Pekoe (BOP), da gustarsi al mattino con latte e zucchero, ma anche il Broken Orange Pekoe fanning (BOPF), sempre delicato, ma un poco più forte, adatto al pomeriggio. Il Dust, forte e intenso è quello più apprezzato dai singalesi, e va bevuto così, senza nulla di aggiunto; infine l’Orange Pekoe è a foglie intere. Le foglie raccolte vengono sminuzzate, lasciate a fermentare, poi essiccate e impacchettate.


Sri Lanka, Nuwara Eliya, agosto 2004

Il tè, poi viene assaggiato, per verificarne il sapore. La stanza silenziosa e piena di finestre, accoglie tazze e varie misture di tè.

Sri Lanka, Nuwara Eliya, agosto 2004

Usciamo dalla fabbrica e riprendiamo la strada. Oggi dobbiamo scendere i monti e dirigerci nuovamente verso il mare. Ma siamo fortunati. Dietro l’ennesima curva le donne raccolgono il tè. Ci fermiamo subito e ci incamminiamo nelle piantagioni. Solo le donne possono raccogliere il tè, e solo le donne Tamil, l’etnia di origine indiana. Sono abili e veloci, colgono solo i primi germogli, le prime tre foglie della Camelia Sinensis. Il tè, in effetti, non è un cespuglio, ma una Camelia, un vero e proprio albero. Arriverebbe anche a 10 metri di altezza se gli arbusti non fossero rigorosamente potati dopo la raccolta. Il tè fu introdotto a Ceylon per puro caso, da James Taylor, uno scozzese intraprendente, che tentò la sorte dopo che la “ruggine del caffè” ebbe distrutto tutte le piantagioni, di caffè, appunto. Ed ebbe intuito. Da subito il suo tè ebbe successo e presto le piantagioni si moltiplicarono su gran parte dell’isola. Ora sono la principale fonte di reddito dell’isola.


Sri Lanka, Nuwara Eliya, agosto 2004


Sri Lanka, Nuwara Eliya, agosto 2004


Sri Lanka, Nuwara Eliya, agosto 2004

Le donne Tamil raccolgono in fretta e riempiono i cesti che tengono sulla schiena. Hanno gesti automatici e veloci, i volti antichi, scuri e scavati. Chiacchierano mentre si inerpicano sul colle e le loro risate si sentono da lontano. Ci accolgono col sorriso, ci fanno vedere come si colgono le foglie, ci chiamano per essere fotografate.
Proseguiamo per la strada. In alto, altre donne attendono in fila di svuotare le loro ceste. Tutto il raccolto viene deposto a terra e portato alla fabbrica. Gli occhi si riempiono ancora di quella vista, dell’emozione dei colori sgargianti dei sari, contrastanti col verde scuro della foresta e col grigio cupo del cielo, che, di nuovo, copre di nubi le cime dei monti.


Sri Lanka, Nuwara Eliya, agosto 2004


Sri Lanka, Nuwara Eliya, agosto 2004


Sri Lanka, Nuwara Eliya, agosto 2004

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono tornata da una settimana dallo Sri Lanka e devo dire sinceramente che è stato il viaggio più bello della mia vita!.
Michela

UIFPW08 ha detto...

Bellissimo il tuo blog. Complimenti davvero.

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