28 aprile 2006

La foto impossibile


Camogli, Il faro, aprile 2006

Ci sono dei momenti in cui quello che vedo lo trovo così bello che devo a tutti i costi fotografarlo. Se riesco ad avere quell'immagine, lì, sulla mia macchina fotografica e poi sul mio computer, la posso guardare, riguardare, riviverla, gustarla senza la fretta di un attimo che scappa via. Sì, certo, c'è la memoria, ma la mia fa acqua come un colabrodo per certe cose.
Però mi capita molto spesso che quello che vorrei fotografare è una foto infattibile, come questa... Buio, due barche in movimento, tempi lunghi e niente appoggio... Questa è la meno peggio che ho ottenuto, ma a me importa poco: ci riproverò. Intanto mi godo questa, il blu intenso della notte appena iniziata, la luce calda del mio faro, le barche silenziose che scivolano sul mare piatto e la luce della lampara che si riflette sull'acqua.

27 aprile 2006

Dahab


Egitto, Dahab, maggio 2004

Due anni sono passati da questa foto e solo pochi giorni fa ho rivisto la stessa spiaggia. Solo che era su tutti i telegiornali, fra i nastri della polizia che circoscrivevano i luoghi dove si era fatto esplodere uno dei tre kamikaze. Ho rivisto il ponte di legno, sul quale ho fotografato una donna musulmana con il velo sulla testa, il ristorante a forma di barca, con le finestre tonde per simulare gli oblò e i delfini dipinti fuori, la passeggiata che ricordo piena di luce, di colori e di vento.
18 morti e moltissimi feriti, in un paese che ha commesso l'unico torto di essere moderato e di aver aperto al turismo occidentale. Quando finirà?

20 aprile 2006

Arancione


Cambogia, Phnom Phen, agosto 2005

L'intuizione alla base del buddhismo è che la vita è sofferenza. Lottare contro questa verità è del tutto inutile, anzi è produttivo di altra sofferenza. Quindi l'insegnamento è quello di non reagire al male, e di non commetterlo. Solo chi non reagisce al male e non ne commette a sua volta, può guadagnare il Nirvana. Ma il Nirvana non è un paradiso: il Nirvana è la non rinascita, lo sfuggire finalmente al circolo di vita, sofferenza e morte.
Il Nirvana si conquista attraverso la meditazione e l'amore verso il genere umano. La meditazione è praticata in primo luogo dai monaci, che devono seguire anche regole di vita severe. I monaci devono avere testa e viso rasati, portare sempre ampie tuniche di colore giallo-arancione, colore che simboleggia l'energia e la saggezza, vivere in assoluta povertà, possedendo solo una ciotola per mangiare, un paio di scarpe, un rasoio, un ago per ricucire il vestito e un filtro per l'acqua.
Il cibo dovrebbe essere limitato a pochi e poveri alimenti (riso, pane, brodo) e in nessun caso i monaci possono mangiare da mezzogiorno fino all'alba del giorno dopo. Seguendo questa tradizione, a Luang Prabang (in Laos) è ancora possibile vedere, all'alba, la fila dei monaci che ricevono dagli abitanti il riso nelle loro ciotole di legno, mentre i tamburi dei monasteri ritmano il risveglio della città.

10 aprile 2006

La tonnara torna in acqua


Camogli, Il molo, marzo 2004

Si è formato un capannello di uomini sul molo. Parlano, chiacchierano, gesticolano. E' arrivato il momento di mettere le reti in acqua. La giornata è adatta, il sole è coperto, ma non sembra che voglia piovere. Le reti sono ancora attaccate al muro che corre sul molo.
Nella mattinata alcuni pescatori preparano tutto, sciogliendo le reti e stendendole a terra.


Camogli, Pescatori preparano le reti della tonnara, aprile 2005

Nel pomeriggio ci sono tutti. Esce il sole e fa caldo. Il lavoro è più faticoso così. C'è chi districa le reti sul molo, chi, dalla barca, le tira a sè, con attenzione perchè non si annodino. Ben presto le reti diventano una montagna e gli uomini ci stano sopra, sempre tirando. Alla fine della serata, ci sono ancora reti da sistemare. Domani si ricomincia.


Camogli, Pescatori preparano le reti della tonnara, aprile 2005

04 aprile 2006

Kbal Spean


Cambogia, Angkor, Kbal Spean, agosto 2005

Kbal Spean è un fiume sacro, immerso in una giungla, ad alcuni chilometri da Angkor. E' chiamato anche il fiume dei Mille Linga. Vi si arriva dopo una bella passeggiata in mezzo alla foresta, lunga circa 1,5 Km in salita, ma estremamente piacevole.
Arrivati in cima, il fiume, che in realtà è piuttosto un torrente, scorre fra pietre scolpite da divinità Hindù. Nell'alveo, invece, sono scolpiti i Linga, la rappresentazione fallica di Shiva. Il luogo fu scoperto solo nel 1969, ma a causa della guerra civile non era possibile visitarlo, fino al 1998. Ancora oggi, lungo i sentieri che conducono fino alla cima, si incontrano cartelli che avvisano di non allontanarsi al di fuori delle vie battute, per il rischio di mine.


cambogia, Angkor, Kbal Spean, agosto 2005

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