28 settembre 2007

Dove sono i nostri monaci?


Myanmar, Amarapura, agosto 2007

Per le strade di Yangon non ci sono monaci. Li hanno presi durante la notte dai monasteri, picchiati, imprigionati. Gli studenti in strada stamani gridano davanti il filo di ferro: "Dove sono i nostri monaci?"

27 settembre 2007

La marcia dei monaci rossi


Myanmar (Birmania), Amarapura, agosto 2007

Le notizie dalla Birmania mi colpiscono come un pugno allo stomaco. Nei visi che appaiono sulle foto dei giornali cerco di capire se ci sono persone che ho conosciuto: il tassista che ci portava in giro per quei viali, fra la Sule e la Shwedagon, o il monaco Agga che ci aveva mostrato i colori del diamante della Shwedagon, oppure quei bimbi con la testa rapata e i vestiti rossi, monaci, ma pur sempre bimbi.
Leggo le notizie sul sito del giornale The Irrawaddy (www.irrawaddy.org) che sono molto più aggiornate delle nostre e mi sgomento a vedere posti che riconosco benissimo macchiati di sangue. Il nostro Hotel a Yangon era davanti alla pagoda Sule, quella dove sono avvenute le prime uccisioni.
Guardo le file dei monaci e la gente che fa loro da scudo e il loro coraggio mi ammutolisce. Vorrei, con tutta la mia forza, vorrei che stavolta vincessero, che la carneficina finisse e loro fossero finalmente fuori pericolo e liberi.

13 settembre 2007

Il sorriso della Birmania



Myanmar, Bagan, Agosto 2007

Il ritorno non è mai facile. A dire il vero era proprio il momento. Tre settimane di notti passate su pulman scomodi, carretti e taxi blu, con le loro corse per strade scassate, scale e salite, monti e colline erano stati sufficienti a farmi trascinare i piedi a ogni passo in più. Ero stanca davvero. Tuttavia, quando il muso dell'aereo ha forato l'ultimo velo di nuvole, che, richiudendosi dopo il nostro passaggio, ha nascosto Yangon alla mia vista, ho sentito il solito magone. Le usuali domande hanno subito fatto capolino nella mia testa: tornerò? La vedrò ancora la Shwedagon dorata? Li sentirò ancora i campanelli della Golden Rock? Passeggerò ancora con la carrozzella per i viottoli di Bagan?
Infondo il Myanmar (la Birmania) è stata una sorpresa. Mi aspettavo un posto dove il peso della tirannia militare del governo si facesse sentire ad ogni passo, in ogni angolo, in ogni aspetto della vita. Invece, il calore e il sorriso ci hanno avvolti fin dal primo momento. Il Myanmar è un paese dove non ci si può sentire estranei, tanta è la gentilezza, la dolcezza, l'accoglienza della gente. Persino l'allegria.

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