13 settembre 2007

Il sorriso della Birmania



Myanmar, Bagan, Agosto 2007

Il ritorno non è mai facile. A dire il vero era proprio il momento. Tre settimane di notti passate su pulman scomodi, carretti e taxi blu, con le loro corse per strade scassate, scale e salite, monti e colline erano stati sufficienti a farmi trascinare i piedi a ogni passo in più. Ero stanca davvero. Tuttavia, quando il muso dell'aereo ha forato l'ultimo velo di nuvole, che, richiudendosi dopo il nostro passaggio, ha nascosto Yangon alla mia vista, ho sentito il solito magone. Le usuali domande hanno subito fatto capolino nella mia testa: tornerò? La vedrò ancora la Shwedagon dorata? Li sentirò ancora i campanelli della Golden Rock? Passeggerò ancora con la carrozzella per i viottoli di Bagan?
Infondo il Myanmar (la Birmania) è stata una sorpresa. Mi aspettavo un posto dove il peso della tirannia militare del governo si facesse sentire ad ogni passo, in ogni angolo, in ogni aspetto della vita. Invece, il calore e il sorriso ci hanno avvolti fin dal primo momento. Il Myanmar è un paese dove non ci si può sentire estranei, tanta è la gentilezza, la dolcezza, l'accoglienza della gente. Persino l'allegria.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao e bentornata.
Non sapevo del tuo viaggio in Birmania e sono davvero contenta tu ci sia stata e abbia provato ciò che ho provato io allora.
La Birmania é indimenticabile davvero e ogni volta che ripenso ai momenti passati, alle persone incontrate e rivedo le foto ho un tuffo al cuore.
Attendo di rivederla nei tuoi capolavori.
E' sempre dura ricominciare ma ormai siamo collaudate no?
Consuelo

Luisa ha detto...

Ciao Consuelo! Che piacere risentirti!
La Birmania è ancora un posto quasi del tutto "intatto", nel bene e nel male di ciò che questo comporta.
E tu invece? Raccontami!

LinkWithin

Related Posts with Thumbnails