31 marzo 2008

Dhamma Ya Zi Ka Paya


Birmania, Bagan, Dhamma Ya Zi Ka Paya, agosto 2007

Chiara chiedeva le foto di questa Pagoda. Io credo di aver messo quelle giuste (Chiara aspetto la tua conferma!!). Io ricordo che sono stata qui insieme a due simpaticissimi ragazzi, incontrati la mattina in un tempio da dove eravamo scappati insieme per colpa di un serpente nascosto fra gli scalini di una torre. Abbiamo percorso tranquilli il vialetto, stando ben attenti a non mettere i piedi scalzi sulle pietre rosse che erano roventi.
Chiara, spero di farti rifare una piacevole passeggiata per quel vialetto!


Birmania, Bagan, Dhamma Ya Zi Ka Paya, agosto 2007


Birmania, Bagan, Dhamma Ya Zi Ka Paya, agosto 2007

28 marzo 2008

Shwezigon Paya


Birmania, Bagan, Shwezigon Paya, agosto 2007

Anni fa, il regime costrinse la popolazione a lasciare il vecchio paesino di Bagan. Le persone cominciarono così a costruire le proprie case a qualche chilometro di distanza. Sorse così Niaug-U, la località preferita dai viaggiatori, vicina ai templi e piena di piccole guesthouse e ristoranti di ogni genere (comprese, aihmè, le pizzerie italiane) dove si può mangiare al lume di candele e lanterne di carta. Nel paese sorge una vera perla, la Shwezigon Paya.


Birmania, Bagan, Shwezigon Paya, agosto 2007

La Pagoda, interamente rivestita d'oro, sorge su una terrazza quadrata, cal centro della quale si erge lo stupa, circondato da molti edifici e piccoli templi. Ingressi e monumenti sono tutti ordinati seguendo i punti cardinali.

La pagoda fu costruita da re Anawrata fra il 1044 e il 1077 e terminata da re Kyanzittha, lo stesso della pagoda di Ananda.
La pagoda conserva (come ogni stupa) delle reliquie di Buddha. In questo caso pare che conservi un osso della fronte e una copia del dente di Buddha conservato a Kandy, oltre a una statuetta di Buddha di smeraldo, di provenienza cinese.
Il re Anawrata posizionò sulla sua terrazza inferiore i 37 Nat principali, adorati in Birmania. I Nat erano gli spiriti dei luoghi, a volte positivi, a volte negativi e dispettosi, residuo di un culto animista, precedente alla conversione al Buddhismo e tuttora molto sentito in Birmania. Le statue dei Nat furono poi spostate in una piccolo tempietto accanto allo stupa principale, sempre all'interno della cinta della Shwezigon. Purtroppo non si tratta delle statue originali, che sono state trafugate e si dice che si trovino ora in Italia.


Birmania, Bagan, Shwezigon Paya, agosto 2007

La Pagoda è circondata da una cinta di portici dai quali si accede alla terrazza principale. I lunghi corridoi sono affollati di monaci e venditori di cheerot e di polvere di tanaka.


Birmania, Bagan, Shwezigon Paya, agosto 2007

27 marzo 2008

Capolavori di souvenirs


Birmania, Bagan, agosto 2007

Nelle immediate vicinanze dei templi più importanti di Bagan, o anche nel buio degli ingressi, lavorano molti artigiani. Le loro opere sono disegnate su tele, sulle quali è stato incollato uno strato di sabbia. Le mani, esperte e precise, riproducono, completamente a memoria, le più belle pitture dei templi o anche disegni tratti da motivi religiosi o del mito. I disegni sono anche molto piccoli, pieni di dettagli e con colori sgargianti. Nel particolare della foto, la mano colora un piede di Buddha, sul quale sono disegnati simboli di buona fortuna.


BIrmania, Bagan, agosto 2007

26 marzo 2008

Ananda Patho


Birmania, Bagan, Ananda Patho, agosto 2007

Io non so bene cosa lo tenga a fare questo blog. Informazioni sui viaggi praticamente non ne riesco a dare, spiegazioni poche, tragitti, itinerari, neppure a parlarne... Mi sono appena resa conto che da settembre ad ora non ho mai neppure postato una foto di uno dei luoghi più belli della Birmania, ovvero Bagan. Non posso rimediare così, in un attimo. Bagan è un luogo incredibile, che ospita più di 2000 templi, alcuni grandissimi, altri piccolissimi, alcuni diroccati, altri sontuosi. Sorgono in mezzo alla campagna, fra alberi e campi coltivati che si percorrono in calesse.
L'Ananda Patho è uno dei più belli. Inconfondibile per la sua cupola dorata, che fiammeggia nel tramonto, visibile quasi da ogni parte, accoglie al suo interno delle altissime statue di Buddha, interamente dorate. Costruito intorno fra il 1090 e il 1105 dal re Kyanzittha, fino a pochi anni fa era possibile salire fino alla cima per ammirare albe e tramonti, sempre spettacolari. Anche Terzani ne parla, descrivendo un alba, ammirando il panorama nella quiete delle sue terrazze.
"All'alba, guardando nella piana di Pagan dal più alto pinnacolo del tempio di Ananda, le risposte vengono a mancare e non riesco neppure a dirmi che cosa davvero c'è da augurarsi per questo straordinario e triste Paese. (...) In fondo questo voler fermare il rogresso è qualcosa di vecchio nella Birmania ed è come se i birmani accettassero che la storia, buddhisticamente, non fa che ripetersi. Questo tempio di Ananda, il più bello, il più elegante ne è come la riprova.
Lo fece costruire nell'anno 1090 un re che, affascinato dalle storie buddhiste raccontategli da monaci venuti dall'India, volle vedere davanti a sè, in questa piana color ocra, il paesaggio mitico dell'Himalaya. Quando l tempio, con i suoi straordinari pinnacoli bianchi come vette innevate fu finito, il re era entusiasta, ma subito fece decapitare l'architetto, che aveva realizzato il suo sogno. Non voleva che costruisse niente di più bello.
(...) Quei re, a loro modo, non volevano il progresso, come non lo vogliono i despoti di oggi, che reprimono nel sangue ogni richiesta di mutamento".


Oggi purtroppo la salita è vietata. Ufficilamente ciò serve a tutelare i templi, ufficiosamente si sa che il Governo spinge per l'acquisto di un biglietto (costo $ 10,00) per salire su una mostruosa nuovissima torre, dalla quale è possibile ammirare il paesaggio. Boicottare la torre, per chiunque arrivasse fin lì, è quasi un dovere!


Bimania, bagan, Ananda Patho, agosto 2007

18 marzo 2008

Il Tibet come la Birmaia



Birmania, Amarapura, fila per il riso, agosto 2007

Non mi piace la politica. E' sporca in ogni sua manifestazione e infetta quel che tocca. Ciò che il senso di giustizia urla, non esce mai dalle bocche di chi dovrebbe rappresentarci. Un flebile biasimo è il massimo che si ottiene contro chi sta sparando e uccidendo gente (e monaci) inermi, contro chi, da 50 anni a questa parte, sta distruggendo un'intera cultura, un intero popolo.
"La cricca buddista" è il termine migliore che viene usato dalla Cina per indicare il Dalai Lama e nessuno urla a quei torturatori, a quegli assassini, mistificatori della verità, la realtà di ciò che sono. Denaro, potere, avidità fanno passare sopra la sistematica distruzione di persone, di tradizioni, di cultura.
La nostra impotenza di normali uomini e donne, davanti a tutto questo sembra insuperabile. E così perdiamo il Tibet, come la Birmania, due gemme preziose che pure appartengono anche a noi, in quanto membri del genere umano.

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