15 maggio 2008

Una immagine per ricordare la Birmania


Birmania, Mandalay, agosto 2007

Sono stata fuori in questi giorni. Ho scattato qualche centinaio di foto a cibi di ogni genere in quel ritrovo folle che è il raduno di Coquinaria. Per questo, ho abbandonato un po' il blog per star dietro a tutte le foto che dovevo sistemare e pubblicare sul sito di Coquinaria. Ma questa assenza ha lasciato un vuoto, perchè alla fine non sono riuscita a mettere per tempo neppure un post che ricordasse quella catastrofe che si è abbattuta sulla Birmania, cioè il ciclone Nargis.
Le 350 vittime che il regime militare aveva annunciato all'inizio erano un numero a cui neppure per un attimo ero riuscita a credere, ma le cifre che sono solo in parte venute fuori ora, parlano di una catastrofe terribile. L'ex capitale, Yangon, ancora oggi, dopo tanti giorni dall'evento, non ha acqua potabile nè corrente elettrica, se non in rari momenti. La gente non ha cibo, non ha acqua e quindi beve quella sporca. I primi casi di colera fanno temere epidemie e la Giunta rifiuta gli aiuti di personale esperto, che tutti i paesi del mondo hanno offerto. Accettano solo i soldi e le merci. Ma è ovvio che soldi e beni non arriveranno mai nelle mani dei senza tetto. In tutto questo clima da apocalisse, si è svolto nel silenzio il referendum che dovrebbe dare l'inizio alla vita democratica del Paese. La TV di regime trasmetteva belle ragazze che cantavano le lodi della giunta mentre si svolgevano le elezioni, ma la gente moriva di fame e di stenti in quello stesso momento. Il risultato del referendum? Ovvio e scontato, la giunta ha vinto con oltre il 90% dei voti. Solo che le schede erano state precompilate con una bella croce sul SI' (fonte Mizzima.com ).
E intanto i prezzi dei beni di prima necessità salgono alle stelle: i ricchi mercanti speculano, i ricchi militari diventano ancora più ricchi.
Solo i monaci, i pochi rimasti, hanno dato il loro aiuto.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Leggo, ammutolisco e mi scappa una lacrima.
Di poca utilità, è vero, ma non si può contenere.
Un abbraccio

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